Situata presso il fiume Tevere e lungo le principali direttrici stradali dell’Italia centrale, l’area di Promano (la piccola frazione di Città di Castello dove si colloca il Residence Pettinaro) rappresenta da sempre un contesto di particolare valore. Già in età protostorica le colline attorno furono sede di insediamenti d’altura posti a controllo delle importanti vie di comunicazione della zona, tra le quali il Tevere, navigabile in antico. Ma fu certamente l’età etrusca (dall’VIII secolo a.C. in poi) a rappresentare il primo grande momento di sviluppo del territorio, che come tutta l’area tiberina divenne confine tra Etruschi ed Umbri. Gli studiosi definiscono la vicina zona di Trestina “una delle grandi porte di accesso al territorio etrusco”, un punto strategico per il commercio tra l’area adriatica e l’Etruria interna: resti di ricche tombe di prìncipi-guerrieri, rinvenuti nella zona, sono oggi esposti al Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona (MAEC).
Con l’ascesa dell’egemonia di Roma, anche le campagne di Promano andarono incontro a significative mutazioni: fu l’importante città di Tifernum Tiberinum (oggi Città di Castello) a rappresentare in quel momento il centro di maggiore influenza. In tutto il territorio nacquero così residenze rurali più o meno ricche, le cosiddette villae. I resti di un’importante struttura di questo tipo sono stati individuati a Santa Maria dei Sette (località non lontana da Pettinaro), e sono oggi esposti al Museo Civico di San Francesco (Montone). Una o più residenze simili dovevano sorgere anche a Promano, paese il cui nome potrebbe derivare da un antico proprietario terriero d’età romana (Primius?). Ma il sito più importante di tutto il territorio, senza dubbio, è la villa in Tuscis di Plinio il Giovane, scoperta a San Giustino (presso Città di Castello) e oggi musealizzata: questa fu la dimora preferita dallo scrittore e politico romano, nipote del celebre erudito e naturalista Plinio il Vecchio morto nel 79 d.C. durante l’eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano.
Come tutta l’Alta Valle del Tevere, nel Medioevo la zona rimase un crocevia tra nord e sud, est ed ovest. Nella prima fase, poco distante da Promano si consolidò la linea di confine tra Bizantini e Longobardi. Sorsero così numerosi fortilizi e un’infinità di pievi, quest’ultime antichissime testimonianze della diffusione del Cristianesimo nelle campagne umbre; a proposito di sacro, la storia di questi luoghi è fortemente legata alla vita di San Francesco, che di qui passava per raggiungere La Verna, il posto in cui il Santo ricevette le stigmate nel 1224.
L’età medievale e rinascimentale vide la massiccia diffusione nella zona delle grandi casate altotiberine: i Vitelli (Città di Castello), i Fortebracci (Montone) e i Bourbon del Monte (Monte Santa Maria Tiberina). L’età comunale, nello specifico, coincise con una sempre maggiore esigenza di egemonia della vicina Città di Castello sui grandi domini limitrofi (Arezzo, Perugia, il Montefeltro), mentre nel territorio di Umbertide (a sud di Promano) andò consolidandosi il potere perugino e un fitto tessuto di chiese, abbazie e pievi. Il territorio si strutturò così in piccoli borghi medievali, evoluzione di antichi fortilizi nati spesso su preesistenze romane o addirittura protostoriche; il tutto scandito da splendidi santuari e suggestivi luoghi di religione.
Sarà forse l’atmosfera unica che si respira ancora oggi in Altotevere a far sì che questa terra sia divenuta, con l’età moderna e contemporanea, patria di artisti di fama mondiale come Alberto Burri e l’attrice Monica Bellucci. Oltre che l’arte, tutte le forme dell’artigianato hanno trovato qui un armonioso equilibrio: l’affascinante mondo del tessile e quello della produzione tipografica e grafica, per dirne alcune, sono tuttora punti di forza di questo straordinario territorio, dove i retaggi di un antichissimo “saper fare” convivono perfettamente con il mondo contemporaneo e le sue peculiarità.